Laura Nalesso "IL PENDOLO SILENTE", poesie e racconti gotici, il nuovo libro "Il Pendolo Silente"

Laura Nalesso  "IL PENDOLO SILENTE", poesie e racconti gotici.

Laura Nalesso  "IL PENDOLO SILENTE", poesie e racconti gotici.

 Laura Nalesso  "IL PENDOLO SILENTE", poesie e racconti gotici.
Laura Nalesso  "IL PENDOLO SILENTE", poesie e racconti gotici.
Laura Nalesso  "IL PENDOLO SILENTE", poesie e racconti gotici.
Il libro si apre con sei racconti gotici, a cui si susseguono le poesie. Parole come lame, vetri infranti che guizzano nel buio e che lacerano, feriscono.
Laura Nalesso  "IL PENDOLO SILENTE", poesie e racconti gotici.
Laura Nalesso  "IL PENDOLO SILENTE", poesie e racconti gotici.
IL PENDOLO SILENTE
Disponibile su Amazon:

Recensione sul libro
 Il Pendolo Silente  Laura Nalesso

Il libro «Il Pendolo Silente» si suddivide in due parti, o in due tempi, l’una dedicata alla prosa, l’altra alla poesia.
Per ciò che riguarda il primo, trattasi di racconti imperniati attorno alle leggende che aleggiano su Asolo, amena quanto suggestiva località dei colli trevigiani. Composti con scrittura chiara e lineare, intriganti quel tanto che, se fossero raccolte in un unicum, potrebbero essere ricompresi come capitoletto a parte nelle guide turistiche d’essai, per la gioia (o lo sgomento) degli amanti delle “storie segrete” che il passato remoto ancora cela, il cui palato sarebbe certamente stuzzicato dal rimenar per le viuzze del borgo, o per la maggese, a ricercar uno ad uno i luoghi citati, magari all’imbrunire, magari nelle giornate di pioggia o di nebbia, o col favor della notte. Asolo pittoricamente rivista come l’«Isola dei Morti» di Arnold Böcklin -quadro peraltro richiamato-, un’entità quasi soprannaturale, non recinta dal pigro olio di acque scure e senza fondo del quadro, ma sospesa al di là ed al di sopra del Tempo, come una Laputa dello spirito.

Per ciò che riguarda le poesie, la mia opinione è più articolata. Nelle prime ho ravvisato una tematica comune che riconduce alla metempsicosi ed alla spinta prometeica dell’anima; per il tipo di periodare che è stato impiegato, più vicino all’approccio filosofico nietzschiano che alla poesia tout court, mi hanno riportato alla mente una cursoria lettura di molti anni addietro, «Così parlò Zarathustra»; il concetto ed il ruolo di Prometeo così come estrinsecato nel testo, invece, hanno rievocato in me i poeti del Romanticismo ... ed i suoi quadri, soprattutto “Il Viandante sul mare di nebbia” di C. D. Friedrich (per qualche ragione che non saprei razionalmente spiegare). Se queste prime poesie fossero espanse e riunite, potrebbero costruire un testo più vasto, a mio modesto parere, incentrato sul problema della reincarnazione, sul ruolo del karma che ci portiamo appresso (che ci viene imposto come croce o tributo, forse?), sul significato attuale che l’hybris può avere nella volontà di potenza dell’essere umano (quando si fa breve accenno ai cori degli Angeli) ed alle conseguenze che da ciò ne derivano. Le poesie successive sembrano infatti presagire in qualche modo il fallimento di quest’anelito alla suprema libertà dell’anima, quand’essa si sveglia, imperfetta, perché incarnata in un corpo destinato a consumarsi nel nulla, facendo dell’Uomo un ente fallace per nascita. Altri componimenti -in special modo quelli che affrontano tematiche quali la dissolvenza del Sé, la morte, la volontaria macerazione nel nulla- rievocano le atmosfere letterarie del decadentismo fin-de-siècle (Baudelaire, Flaubert, von Hofmannsthal), i poeti crepuscolari dell’evo susseguente la Grande Catastrofe (von Rezzori e Roth), nonché i fiori della dimenticanza dell’esistenzialismo novecentesco (Sartre e Céline).
In generale, dunque, ho apprezzato molto l’intera lettura.
Perfino migliori le poesie dei racconti: pensieri dolorosamente spezzati, accostamenti impossibili ed all’apparenza volutamente irrazionali, onirismi estatici o terribili: è un’opera che non va solo letta, ma sorbita lentamente e lasciata decantare, affinché se ne possa trarre un’interpretazione, poesia per poesia.
Quindi ai lettori consiglierei, in un’immaginaria prefazione, di prendersi tutto il tempo del Mondo, affondarsi comodamente in poltrona in una stanza silenziosa, magari una bella tazza di tè e dei biscotti dolci a far compagnia e, mentre la pioggia ruscella alle finestre, nella penombra, degustare il libro.
Continua a scrivere ogni momento che puoi, perché -come disse Plinio il Vecchio- «… non lasciare che passi un giorno senza aver scritto almeno qualcosa …».

Alain Emanuele Raffaele Pellegrini


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